Authors: Dante
E parranno a ciascun l’opere sozze
del barba e del fratel, che tanto egregia
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nazione e due corone han fatte bozze.
E quel di Portogallo e di Norvegia
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lì si conosceranno, e quel di Rascia
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che male ha visto il conio di Vinegia.
O beata Ungheria, se non si lascia
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più malmenare! e beata Navarra,
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se s’armasse del monte che la fascia!
E creder de’ ciascun che già, per arra
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di questo, Niccosïa e Famagosta
per la lor bestia si lamenti e garra,
Quando colui che tutto ’l mondo alluma
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de l’emisperio nostro sì discende,
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che ’l giorno d’ogne parte si consuma,
lo ciel, che sol di lui prima s’accende,
subitamente si rifà parvente
e questo atto del ciel mi venne a mente,
come ’l segno del mondo e de’ suoi duci
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nel benedetto rostro fu tacente;
però che tutte quelle vive luci,
vie più lucendo, cominciaron canti
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da mia memoria labili e caduci.
O dolce amor che di riso t’ammanti,
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quanto parevi ardente in que’ flailli,
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ch’avieno spirto sol di pensier santi!
Poscia che i cari e lucidi lapilli
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ond’ io vidi ingemmato il sesto lume
udir mi parve un mormorar di fiume
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che scende chiaro giù di pietra in pietra,
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mostrando l’ubertà del suo cacume.
E come suono al collo de la cetra
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prende sua forma, e sì com’ al pertugio
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de la sampogna vento che penètra,
così, rimosso d’aspettare indugio,
quel mormorar de l’aguglia salissi
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su per lo collo, come fosse bugio.
Fecesi voce quivi, e quindi uscissi
per lo suo becco in forma di parole,
“La parte in me che vede e pate il sole
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ne l’aguglie mortali,” incominciommi,
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“or fisamente riguardar si vole,
perché d’i fuochi ond’ io figura fommi,
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quelli onde l’occhio in testa mi scintilla,
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e’ di tutti lor gradi son li sommi.
Colui che luce in mezzo per pupilla,
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fu il cantor de lo Spirito Santo,
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che l’arca traslatò di villa in villa:
ora conosce il merto del suo canto,
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in quanto effetto fu del suo consiglio,
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per lo remunerar ch’è altrettanto.
Dei cinque che mi fan cerchio per ciglio,
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colui che più al becco mi s’accosta,
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la vedovella consolò del figlio:
ora conosce quanto caro costa
non seguir Cristo, per l’esperïenza
E quel che segue in la circunferenza
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di che ragiono, per l’arco superno,
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morte indugiò per vera penitenza:
ora conosce che ’l giudicio etterno
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non si trasmuta, quando degno preco
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fa crastino là giù de l’odïerno.
L’altro che segue, con le leggi e meco,
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sotto buona intenzion che fé mal frutto,
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per cedere al pastor si fece greco:
ora conosce come il mal dedutto
dal suo bene operar non li è nocivo,
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avvegna che sia ’l mondo indi distrutto.
E quel che vedi ne l’arco declivo,
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Guiglielmo fu, cui quella terra plora
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che piagne Carlo e Federigo vivo:
ora conosce come s’innamora
lo ciel del giusto rege, e al sembiante
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del suo fulgore il fa vedere ancora.
Chi crederebbe giù nel mondo errante
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che Rifëo Troiano in questo tondo
Ora conosce assai di quel che ’l mondo
veder non può de la divina grazia,
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ben che sua vista non discerna il fondo.”
Quale allodetta che ’n aere si spazia
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prima cantando, e poi tace contenta
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de l’ultima dolcezza che la sazia,
tal mi sembiò l’imago de la ’mprenta
de l’etterno piacere, al cui disio
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ciascuna cosa qual ell’ è diventa.
E avvegna ch’io fossi al dubbiar mio
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lì quasi vetro a lo color ch’el veste,
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tempo aspettar tacendo non patio,
ma de la bocca, “Che cose son queste?”
mi pinse con la forza del suo peso:
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per ch’io di coruscar vidi gran feste.
Poi appresso, con l’occhio più acceso,
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lo benedetto segno mi rispuose
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per non tenermi in ammirar sospeso:
“Io veggio che tu credi queste cose
perch’ io le dico, ma non vedi come;
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sì che, se son credute, sono ascose.
non a guisa che l’omo a l’om sobranza,
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ma vince lei perché vuole esser vinta,
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e, vinta, vince con sua beninanza.
La prima vita del ciglio e la quinta
ti fa maravigliar, perché ne vedi
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la regïon de li angeli dipinta.
D’i corpi suoi non uscir, come credi,
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Gentili, ma Cristiani, in ferma fede
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quel d’i passuri e quel d’i passi piedi.
Ché l’una de lo ’nferno, u’ non si riede
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già mai a buon voler, tornò a l’ossa;
di viva spene, che mise la possa
ne’ prieghi fatti a Dio per suscitarla,
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sì che potesse sua voglia esser mossa.
L’anima glorïosa onde si parla,
tornata ne la carne, in che fu poco,
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credette in lui che potëa aiutarla;
e credendo s’accese in tanto foco
di vero amor, ch’a la morte seconda
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fu degna di venire a questo gioco.
L’altra, per grazia che da sì profonda
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fontana stilla, che mai creatura
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non pinse l’occhio infino a la prima onda,
tutto suo amor là giù pose a drittura:
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per che, di grazia in grazia, Dio li aperse
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l’occhio a la nostra redenzion futura;
ond’ ei credette in quella, e non sofferse
da indi il puzzo più del paganesmo;
Quelle tre donne li fur per battesmo
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che tu vedesti da la destra rota,
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dinanzi al battezzar più d’un millesmo.