Authors: Dante
Poi cominciò: “Io dico, e non dimando,
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quel che tu vuoli udir, perch’ io l’ho visto
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là ’ve s’appunta ogne
ubi
e ogne
quando
.
Non per aver a sé di bene acquisto,
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ch’esser non può, ma perché suo splendore
in sua etternità di tempo fore,
fuor d’ogne altro comprender, come i piacque,
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s’aperse in nuovi amor l’etterno amore.
Né prima quasi torpente si giacque;
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ché né prima né poscia procedette
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lo discorrer di Dio sovra quest’ acque.
Forma e materia, congiunte e purette,
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usciro ad esser che non avia fallo,
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come d’arco tricordo tre saette.
E come in vetro, in ambra o in cristallo
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raggio resplende sì, che dal venire
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a l’esser tutto non è intervallo,
così ’l triforme effetto del suo sire
ne l’esser suo raggiò insieme tutto
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sanza distinzïone in essordire.
Concreato fu ordine e costrutto
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a le sustanze; e quelle furon cima
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nel mondo in che puro atto fu produtto;
pura potenza tenne la parte ima;
nel mezzo strinse potenza con atto
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tal vime, che già mai non si divima.
Ieronimo vi scrisse lungo tratto
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di secoli de li angeli creati
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anzi che l’altro mondo fosse fatto;
ma questo vero è scritto in molti lati
da li scrittor de lo Spirito Santo,
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e tu te n’avvedrai se bene agguati;
e anche la ragione il vede alquanto,
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che non concederebbe che ’ motori
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sanza sua perfezion fosser cotanto.
Or sai tu dove e quando questi amori
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furon creati e come: sì che spenti
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nel tuo disïo già son tre ardori.
L’altra rimase, e cominciò quest’ arte
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che tu discerni, con tanto diletto,
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che mai da circüir non si diparte.
Principio del cader fu il maladetto
superbir di colui che tu vedesti
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da tutti i pesi del mondo costretto.
Quelli che vedi qui furon modesti
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a riconoscer sé da la bontate
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che li avea fatti a tanto intender presti:
per che le viste lor furo essaltate
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con grazia illuminante e con lor merto,
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sì c’hanno ferma e piena volontate;
e non voglio che dubbi, ma sia certo,
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che ricever la grazia è meritorio
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secondo che l’affetto l’è aperto.
Omai dintorno a questo consistorio
puoi contemplare assai, se le parole
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mie son ricolte, sanz’ altro aiutorio.
Ma perché ’n terra per le vostre scole
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si legge che l’angelica natura
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è tal, che ’ntende e si ricorda e vole,
ancor dirò perché tu veggi pura
la verità che là giù si confonde,
Queste sustanze, poi che fur gioconde
de la faccia di Dio, non volser viso
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da essa, da cui nulla si nasconde:
però non hanno vedere interciso
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da novo obietto, e però non bisogna
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rememorar per concetto diviso;
sì che là giù, non dormendo, si sogna,
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credendo e non credendo dicer vero;
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ma ne l’uno è più colpa e più vergogna.
Voi non andate giù per un sentiero
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filosofando: tanto vi trasporta
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l’amor de l’apparenza e ’l suo pensiero!
E ancor questo qua sù si comporta
con men disdegno che quando è posposta
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la divina Scrittura o quando è torta.
Non vi si pensa quanto sangue costa
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seminarla nel mondo e quanto piace
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chi umilmente con essa s’accosta.
Per apparer ciascun s’ingegna e face
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sue invenzioni; e quelle son trascorse
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da’ predicanti e ’l Vangelio si tace.
Un dice che la luna si ritorse
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ne la passion di Cristo e s’interpuose,
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per che ’l lume del sol giù non si porse;
e mente, ché la luce si nascose
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da sé: però a li Spani e a l’Indi
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come a’ Giudei tale eclissi rispuose.
sì che le pecorelle, che non sanno,
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tornan del pasco pasciute di vento,
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e non le scusa non veder lo danno.
Non disse Cristo al suo primo convento:
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‘Andate, e predicate al mondo ciance’;
e quel tanto sonò ne le sue guance,
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sì ch’a pugnar per accender la fede
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de l’Evangelio fero scudo e lance.
Ora si va con motti e con iscede
a predicare, e pur che ben si rida,
Ma tale uccel nel becchetto s’annida,
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che se ’l vulgo il vedesse, vederebbe
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la perdonanza di ch’el si confida:
per cui tanta stoltezza in terra crebbe,
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che, sanza prova d’alcun testimonio,
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ad ogne promession si correrebbe.
Di questo ingrassa il porco sant’ Antonio,
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e altri assai che sono ancor più porci,
Ma perché siam digressi assai, ritorci
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li occhi oramai verso la dritta strada,
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sì che la via col tempo si raccorci.
Questa natura sì oltre s’ingrada
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in numero, che mai non fu loquela
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né concetto mortal che tanto vada;
e se tu guardi quel che si revela
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per Danïel, vedrai che ’n sue migliaia
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determinato numero si cela.
La prima luce, che tutta la raia,
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per tanti modi in essa si recepe,
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quanti son li splendori a chi s’appaia.
Onde, però che a l’atto che concepe
segue l’affetto, d’amar la dolcezza
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diversamente in essa ferve e tepe.
Vedi l’eccelso omai e la larghezza
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de l’etterno valor, poscia che tanti
speculi fatti s’ha in che si spezza,
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uno manendo in sé come davanti.”
quando ’l mezzo del cielo, a noi profondo,
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comincia a farsi tal, ch’alcuna stella
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perde il parere infino a questo fondo;
e come vien la chiarissima ancella
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del sol più oltre, così ’l ciel si chiude