Authors: Dante
E dal settimo grado in giù, sì come
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infino ad esso, succedono Ebree,
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dirimendo del fior tutte le chiome;
perché, secondo lo sguardo che fée
la fede in Cristo, queste sono il muro
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a che si parton le sacre scalee.
Da questa parte onde ’l fiore è maturo
di tutte le sue foglie, sono assisi
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quei che credettero in Cristo venturo;
da l’altra parte onde sono intercisi
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di vòti i semicirculi, si stanno
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quei ch’a Cristo venuto ebber li visi.
E come quinci il glorïoso scanno
de la donna del cielo e li altri scanni
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di sotto lui cotanta cerna fanno,
così di contra quel del gran Giovanni,
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che sempre santo ’l diserto e ’l martiro
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sofferse, e poi l’inferno da due anni;
Or mira l’alto proveder divino:
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ché l’uno e l’altro aspetto de la fede
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igualmente empierà questo giardino.
E sappi che dal grado in giù che fiede
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a mezzo il tratto le due discrezioni,
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per nullo proprio merito si siede,
ma per l’altrui, con certe condizioni:
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ché tutti questi son spiriti asciolti
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prima ch’avesser vere elezïoni.
Ben te ne puoi accorger per li volti
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e anche per le voci püerili,
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se tu li guardi bene e se li ascolti.
Or dubbi tu e dubitando sili;
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ma io discioglierò ’l forte legame
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in che ti stringon li pensier sottili.
Dentro a l’ampiezza di questo reame
casüal punto non puote aver sito,
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se non come tristizia o sete o fame:
ché per etterna legge è stabilito
quantunque vedi, sì che giustamente
Lo rege per cui questo regno pausa
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in tanto amore e in tanto diletto,
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che nulla volontà è di più ausa,
le menti tutte nel suo lieto aspetto
creando, a suo piacer di grazia dota
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diversamente; e qui basti l’effetto.
E ciò espresso e chiaro vi si nota
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ne la Scrittura santa in quei gemelli
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che ne la madre ebber l’ira commota.
Però, secondo il color d’i capelli,
di cotal grazia l’altissimo lume
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degnamente convien che s’incappelli.
Dunque, sanza mercé di lor costume,
locati son per gradi differenti,
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sol differendo nel primiero acume.
poi che le prime etadi fuor compiute,
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convenne ai maschi a l’innocenti penne
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per circuncidere acquistar virtute;
ma poi che ’l tempo de la grazia venne,
sanza battesmo perfetto di Cristo
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tale innocenza là giù si ritenne.
Riguarda omai ne la faccia che a Cristo
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più si somiglia, ché la sua chiarezza
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sola ti può disporre a veder Cristo.”
Io vidi sopra lei tanta allegrezza
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piover, portata ne le menti sante
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create a trasvolar per quella altezza,
che quantunque io avea visto davante,
di tanta ammirazion non mi sospese,
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né mi mostrò di Dio tanto sembiante;
e quello amor che primo lì discese,
cantando
“Ave, Maria, gratïa plena,”
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dinanzi a lei le sue ali distese.
Rispuose a la divina cantilena
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da tutte parti la beata corte,
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si ch’ogne vista sen fé più serena.
“O santo padre, che per me comporte
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l’esser qua giù, lasciando il dolce loco
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nel qual tu siedi per etterna sorte,
qual è quell’ angel che con tanto gioco
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guarda ne li occhi la nostra regina,
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innamorato sì che par di foco?”
Così ricorsi ancora a la dottrina
di colui ch’abbelliva di Maria,
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come del sole stella mattutina.
Ed elli a me: “Baldezza e leggiadria
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quant’ esser puote in angelo e in alma,
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tutta è in lui; e sì volem che sia,
perch’ elli è quelli che portò la palma
giuso a Maria, quando ’l Figliuol di Dio
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carcar si volse de la nostra salma.
Ma vieni omai con li occhi sì com’ io
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andrò parlando, e nota i gran patrici
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di questo imperio giustissimo e pio.
Quei due che seggon là sù più felici
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per esser propinquissimi ad Agusta,
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son d’esta rosa quasi due radici:
colui che da sinistra le s’aggiusta
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è ’l padre per lo cui ardito gusto
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l’umana specie tanto amaro gusta;
dal destro vedi quel padre vetusto
di Santa Chiesa a cui Cristo le chiavi
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raccomandò di questo fior venusto.
E quei che vide tutti i tempi gravi,
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pria che morisse, de la bella sposa
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che s’acquistò con la lancia e coi clavi,
siede lungh’ esso, e lungo l’altro posa
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quel duca sotto cui visse di manna
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la gente ingrata, mobile e retrosa.
Di contr’ a Pietro vedi sedere Anna,
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tanto contenta di mirar sua figlia,
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che non move occhio per cantare osanna;
e contro al maggior padre di famiglia
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siede Lucia, che mosse la tua donna
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quando chinavi, a rovinar, le ciglia.
Ma perché ’l tempo fugge che t’assonna,
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qui farem punto, come buon sartore
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che com’ elli ha del panno fa la gonna;
e drizzeremo li occhi al primo amore,
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sì che, guardando verso lui, penètri
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quant’ è possibil per lo suo fulgore.
Veramente,
ne
forse tu t’arretri
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movendo l’ali tue, credendo oltrarti,
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orando grazia conven che s’impetri
grazia da quella che puote aiutarti;
e tu mi seguirai con l’affezione,
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sì che dal dicer mio lo cor non parti.”
tu se’ colei che l’umana natura
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nobilitasti sì, che ’l suo fattore
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non disdegnò di farsi sua fattura.