Authors: Dante
nel gran fior discendeva che s’addorna
di tante foglie, e quindi risaliva
Le facce tutte avean di fiamma viva
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e l’ali d’oro, e l’altro tanto bianco,
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che nulla neve a quel termine arriva.
Quando scendean nel fior, di banco in banco
porgevan de la pace e de l’ardore
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ch’elli acquistavan ventilando il fianco.
Né l’interporsi tra ’l disopra e ’l fiore
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di tanta moltitudine volante
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impediva la vista e lo splendore:
ché la luce divina è penetrante
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per l’universo secondo ch’è degno,
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sì che nulla le puote essere ostante.
Questo sicuro e gaudïoso regno,
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frequente in gente antica e in novella,
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viso e amore avea tutto ad un segno.
Oh trina luce che ’n unica stella
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scintillando a lor vista, sì li appaga!
Se i barbari, venendo da tal plaga
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che ciascun giorno d’Elice si cuopra,
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rotante col suo figlio ond’ ella è vaga,
ïo, che al divino da l’umano,
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a l’etterno dal tempo era venuto,
di che stupor dovea esser compiuto!
Certo tra esso e ’l gaudio mi facea
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libito non udire e starmi muto.
E quasi peregrin che si ricrea
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nel tempio del suo voto riguardando,
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e spera già ridir com’ ello stea,
su per la viva luce passeggiando,
menava ïo li occhi per li gradi,
Vedëa visi a carità süadi,
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d’altrui lume fregiati e di suo riso,
La forma general di paradiso
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già tutta mïo sguardo avea compresa,
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in nulla parte ancor fermato fiso;
e volgeami con voglia rïaccesa
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per domandar la mia donna di cose
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di che la mente mia era sospesa.
Uno intendëa, e altro mi rispuose:
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credea veder Beatrice e vidi un sene
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vestito con le genti glorïose.
Diffuso era per li occhi e per le gene
di benigna letizia, in atto pio
E “Ov’ è ella?” sùbito diss’ io.
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Ond’ elli: “A terminar lo tuo disiro
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mosse Beatrice me del loco mio;
e se riguardi sù nel terzo giro
dal sommo grado, tu la rivedrai
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nel trono che suoi merti le sortiro.”
Sanza risponder, li occhi sù levai,
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e vidi lei che si facea corona
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reflettendo da sé li etterni rai.
Da quella regïon che più sù tona
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occhio mortale alcun tanto non dista,
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qualunque in mare più giù s’abbandona,
quanto lì da Beatrice la mia vista;
ma nulla mi facea, ché süa effige
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non discendëa a me per mezzo mista.
“O donna in cui la mia speranza vige,
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e che soffristi per la mia salute
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in inferno lasciar le tue vestige,
di tante cose quant’ i’ ho vedute,
dal tuo podere e da la tua bontate
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riconosco la grazia e la virtute.
Tu m’hai di servo tratto a libertate
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per tutte quelle vie, per tutt’ i modi
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che di ciò fare avei la potestate.
La tua magnificenza in me custodi,
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sì che l’anima mia, che fatt’ hai sana,
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piacente a te dal corpo si disnodi.”
Così orai; e quella, sì lontana
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come parea, sorrise e riguardommi;
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poi si tornò a l’etterna fontana.
vola con li occhi per questo giardino;
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ché veder lui t’acconcerà lo sguardo
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più al montar per lo raggio divino.
E la regina del cielo, ond’ïo ardo
tutto d’amor, ne farà ogne grazia,
Qual è colui che forse di Croazia
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viene a veder la Veronica nostra,
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che per l’antica fame non sen sazia,
ma dice nel pensier, fin che si mostra:
“Segnor mio Iesù Cristo, Dio verace,
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or fu sì fatta la sembianza vostra?”;
tal era io mirando la vivace
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carità di colui che ’n questo mondo,
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contemplando, gustò di quella pace.
“Figliuol di grazia, quest’ esser giocondo,”
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cominciò elli, “non ti sarà noto,
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tenendo li occhi pur qua giù al fondo;
ma guarda i cerchi infino al più remoto,
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tanto che veggi seder la regina
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cui questo regno è suddito e devoto.”
Io levai li occhi; e come da mattina
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la parte orïental de l’orizzonte
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soverchia quella dove ’l sol declina,
così, quasi di valle andando a monte
con li occhi, vidi parte ne lo stremo
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vincer di lume tutta l’altra fronte.
E come quivi ove s’aspetta il temo
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che mal guidò Fetonte, più s’infiamma,
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e quinci e quindi il lume si fa scemo,
così quella pacifica oriafiamma
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nel mezzo s’avvivava, e d’ogne parte
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per igual modo allentava la fiamma;
e a quel mezzo, con le penne sparte,
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vid’ io più di mille angeli festanti,
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ciascun distinto di fulgore e d’arte.
Vidi a lor giochi quivi e a lor canti
ridere una bellezza, che letizia
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era ne li occhi a tutti li altri santi;
e s’io avessi in dir tanta divizia
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quanta ad imaginar, non ardirei
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lo minimo tentar di sua delizia.
Bernardo, come vide li occhi miei
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nel caldo suo caler fissi e attenti,
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li suoi con tanto affetto volse a lei,
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che ’ miei di rimirar fé più ardenti.
Affetto al suo piacer, quel contemplante
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libero officio di dottore assunse,
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e cominciò queste parole sante:
“La piaga che Maria richiuse e unse,
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quella ch’è tanto bella da’ suoi piedi
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è colei che l’aperse e che la punse.
Ne l’ordine che fanno i terzi sedi,
siede Rachel di sotto da costei
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