Read Moll Flanders (Collins Classics) Online

Authors: Daniel Defoe

Tags: #Fiction, #Classics

Moll Flanders (Collins Classics) (10 page)

BOOK: Moll Flanders (Collins Classics)
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Io le feci coraggio di fronte a una tale mascalzonata, così la definii. Le dissi che io, per quanto umile al mondo, avrei respinto la pretesa di un uomo d’essere accettato da me sulla scorta delle sue parole soltanto, senza facoltà di prendere informazioni su quel che possedeva e quel che era. Le dissi anche che, siccome lei aveva abbastanza del suo, non aveva bisogno di piegarsi al disastroso andazzo dei tempi. Era già troppo che gli uomini offendessero noi donne che non avevamo il denaro necessario a farci prendere in considerazione; ma se lei tollerava di lasciar passare un simile affronto senza tenersi offesa, abbassava il suo prezzo per sempre, si procurava il biasimo delle donne di ogni parte della città. Una donna non deve mai perdere l’occasione di vendicarsi di un uomo che l’ha trattata male, e non mancava il modo di umiliare un tipo come quello, o altrimenti le donne erano destinate irrimediabilmente a diventare le creature più infelici del mondo.

Vidi che lei era molto contenta delle mie parole. Mi disse con decisione che sarebbe stata lieta di far sapere a quel tale che lei s’era offesa a buon diritto, o per ricondurlo a sé o per prendersi la soddisfazione di rendere pubblica il più possibile la sua vendetta. Io le dissi che, se mi dava retta, io potevo darle il modo di realizzare entrambi i suoi desideri e mi impegnavo a ricondurre quell’uomo davanti alla sua porta a implorare di entrare. Lei fece un sorriso e mi lasciò ben presto capire che, se lui veniva a battere alla sua porta, lei non era in fondo offesa al punto da tenerlo lì troppo tempo ad aspettare.

Ascoltò comunque con la massima buona volontà i consigli che le davo. Così le dissi che la prima cosa che doveva fare era rimetter le cose a posto, e cioè, siccome molti le avevano detto che lui aveva raccontato alle donne d’essere stato lui a lasciar lei, e si era preso il vantaggio di essere stato lui a dire di no, lei doveva ora spargere bene fra le donne la voce (e non doveva esserle difficile in un ambiente come quello dove vivevamo, così amante delle chiacchiere e dei pettegolezzi) che era stata lei a prendere informazioni sulle condizioni di lui ed era venuta a sapere che le sue sostanze non erano pari a quel che lui andava dicendo. “Fai girar la voce, signora mia,” dico, “che hai saputo con certezza che lui non era l’uomo che credevi, e che hai pensato che non era prudente metterti con lui; hai saputo che era un cattivo carattere, che si vantava d’aver molte volte trattato male le donne, che era molto corrotto moralmente, eccetera.” L’ultima cosa era, in parte, vera; ma ciò nonostante non mi parve di accorgermi che quel motivo le piacesse meno.

Come glielo ficcai in testa, lei ci si dedicò subito. Immediatamente si dette da fare per trovare gli strumenti, e non fu una ricerca difficile, bastò raccontare la storia per filo e per segno a un paio di pettegole del vicinato per farla diventare la chiacchiera dell’ora del tè in tutta quella zona della città, e io mi ci imbattevo dovunque mi recassi in visita. Per di più, poiché si sapeva che io conoscevo la giovane in questione, veniva molto spesso chiesto il mio parere, e io confermavo tutto calcando opportunamente la mano e dipingendo a fosche tinte il carattere di quel tale; ma poi, come una specie di informazione segreta di cui le altre pettegole non potevano essere al corrente, aggiungevo per esempio che lui si trovava in un frangente molto brutto; aveva bisogno di molto denaro per garantire la sua quota presso i padroni della nave di cui era al comando; la sua parte ancora non era stata pagata, e se non veniva pagata al più presto, i padroni lo avrebbero cacciato dalla nave e il comando sarebbe passato al suo ufficiale in seconda, il quale si era offerto di acquistare la quota che il capitano aveva promesso di rilevare.

Aggiungevo, perché confesso che mi divertivo ad accanirmi contro quel briccone, come lo chiamavo, di aver sentito dire anche che aveva una moglie vivente a Plymouth e un’altra nelle Indie Occidentali, cosa che tutti sapevano esser tutt’altro che rara con quella specie di gentiluomini.

La cosa funzionò come noi volevamo, perché per qualche tempo la giovane della casa vicina, la quale aveva il padre e la madre che si occupavano di lei e dei suoi beni, fu chiusa in casa, e il padre proibì a quel tale di presentarsi. Anche in un’altra casa dove lui bussò, la donna ebbe il coraggio, per strano che fosse, di dirgli di no; e lui non poté più fare nessun tentativo senza sentirsi rimproverare la sua arroganza e la pretesa che aveva di vietare alle donne di informarsi su di lui, e così via.

Bene, a quel punto incominciò ad accorgersi del suo sbaglio, e poiché aveva contro tutte le donne di qua dal fiume se ne andò a Ratcliff e riuscì ad avvicinare colà alcune signore; ma per quanto anche lì le donne, com’era regola di quei tempi, avessero una gran voglia di essere chieste in moglie, tuttavia la sua fama passò l’acqua insieme a lui, e di là lui si trovò ad esser considerato più o meno come sulla nostra riva. Così, pur fra diverse possibilità di prendere moglie, non gliene capitò nessuna con una donna che possedesse un bel patrimonio, come a lui sarebbe servito.

Ma non fu tutto. La giovane combinò un’altra cosa per suo conto, molto ingegnosa. Fece venire un giovane gentiluomo che conosceva e che era in realtà un uomo sposato, a farle visita due o tre volte per settimana, con una gran bella carrozza e splendide livree; e i suoi genitori e anch’io fummo pronti a spargere dappertutto la voce che quel signore veniva per farle la corte, era uomo da un migliaio di sterline l’anno, s’era innamorato di lei, e lei adesso sarebbe andata ad abitare da sua zia in città perché era scomodo per quel signore venire a trovarla in carrozza a Redriff, dove la strada era così brutta e stretta.

Questo ebbe effetto immediato. Tutti risero del capitano, che fu lì lì per impiccarsi. Tentò in ogni modo possibile di arrivare di nuovo a lei, le scrisse le lettere più appassionate del mondo, chiedendo perdono per la sua sconsideratezza di prima; infine, dopo molte insistenze, ottenne licenza di venire a farle di nuovo una visita per mondare, così disse, la propria reputazione.

In quell’incontro, lei si prese su di lui vendetta piena. Gli disse infatti che si chiedeva per chi l’aveva presa lui, se pensava che lei potesse concludere con un uomo qualunque, senza prima informarsi sulle sue condizioni, un contratto importante come il matrimonio; se lui pensava che lei avesse una tale smania di farsi mettere l’anello al dito da ridursi nella stessa condizione in cui poteva darsi si trovasse qualcuna delle sue vicine, al punto cioè da mettersi col primo cristiano che si presentava, ebbene, si era sbagliato. In poche parole, o era davvero un cattivo figuro, o era molto mal giudicato da chi lo conosceva; e se lui non era in grado di chiarire alcuni punti per i quali lei s’era sentita in diritto di offendersi, altro non aveva da dirgli se non che sapeva badare da sola a difendere il proprio interesse e che poteva dargli la soddisfazione di apprendere che lei non aveva nessuna paura di dire di no, né a lui né a chiunque altro.

Con ciò gli disse quello che della sua situazione aveva sentito dire, o meglio lei stessa aveva messo in giro col mio aiuto; il fatto che lui non aveva pagato la quota che gli toccava della nave di cui era al comando; la decisione dei suoi padroni di togliergli il comando e di mettere al suo posto il secondo; lo scandalo nato intorno alla sua moralità; il rimprovero che gli si faceva di andare con donnacce; la moglie che aveva a Plymouth, quella che aveva nelle Indie Occidentali, e così via. Gli domandò infine se lui poteva negare che lei aveva tutte le ragioni, se non venivano smentite quelle notizie, per respingerlo e al tempo stesso per insistere nel domandare soddisfazione su questioni di quella importanza.

Lui fu così sconvolto dal discorso di lei che non riuscì a rispondere una sola parola, e lei fu quasi sul punto di credere, vedendo il suo turbamento, che fosse tutto vero, anche se invece sapeva benissimo che era stata proprio lei l’origine di tutte quelle voci.

Passato qualche istante, lui si riprese un po’, e da quel momento diventò nel farle la corte il più umile, il più modesto, il più devoto degli uomini.

Lei proseguì molto bene la recita. Gli domandò se la giudicava tanto in cattive acque da poter tollerare un simile modo di fare ed essere costretta a subirlo, o se non vedeva invece che a lei non mancavano certo persone che si facessero avanti più di lui perché trovavano che ne valesse la pena; e alludeva così al gentiluomo che lei stessa aveva chiamato, con impostura, a farle visita.

Con quei trucchi lo portò a sottomettersi ad ogni controllo possibile per accontentarla, sia sulla sua situazione che sul suo comportamento. Lui le portò prove inconfutabili che aveva pagato la sua parte della nave; le portò un attestato dei suoi padroni che le voci di una loro intenzione di togliere lui dal comando per sostituirlo con il secondo erano false e infondate; insomma divenne esattamente il contrario di quel che era prima.

Io la convinsi così che, se gli uomini si facevano forti del proprio sesso in tema di matrimonio, fondandosi sull’idea che v’era ampiamente da scegliere e che le donne non potevano far le difficili, lo si doveva soltanto al fatto che alle donne mancava il coraggio di puntare i piedi e fare il loro gioco; cioè, secondo il mio Lord Rochester

Donna che sia dalla rovina stretta

sugli uomini può sempre far vendetta.

Dopo ciò la giovane donna fece bene il suo gioco, al punto che, per quanto fosse decisa a sposarlo, e sposarlo fosse anzi il punto principale del suo piano, tuttavia fece diventar per lui la sua conquista la cosa più difficile del mondo. Lo fece senza alterigia e senza sussiego, ma con un metodo molto semplice. Girò la tavola e giocò lei con le carte di lui. Poiché lui aveva preteso, con arroganza, di porsi al di sopra di qualsiasi indagine e di considerare un affronto qualsiasi accertamento su di lui, lei lo attaccò proprio su quel punto, e, mentre riuscì da un lato a far accettare da lui sui suoi affari qualunque indagine, dall’altro gli chiuse ogni via per ficcare il naso nei suoi. A lui bastò ottenerla in moglie. Quanto a quel che lei possedeva, lei gli disse chiaro che, come lui conosceva la sua condizione, così era giusto che lei conoscesse quella di lui; e benché fino a quel momento lui fosse della condizione di lei informato soltanto per sentito dire, tuttavia le aveva fatto così appassionate dichiarazioni che non poteva domandarle altro che la sua mano, e tutto il resto si sarebbe aggiustato come si usa fra gente che si ama. Insomma, lui non poté trovar modo di farle più nemmeno una domanda sul suo patrimonio, e lei di questo si giovò accortamente, poiché investì parte di quel che aveva, senza dirne niente a lui, in titoli, sui quali lui non poteva metter mano, e si limitò a farlo più che contento con il resto.

La verità è che lei stava molto bene, in fondo. Aveva, cioè, circa millequattrocento sterline in contanti, che dette a lui. Tutto l’altro lo tirò fuori dopo qualche tempo, come un suo provento personale, e lui dovette accettar la cosa come un grandissimo favore, perché quel denaro, se pure non poteva mettervi sopra le mani, serviva però ad alleviargli il peso delle spese personali di lei. Devo aggiungere che, grazie a quel sistema, quel signore non solo diventò il più umile dei corteggiatori, prima del matrimonio, ma anche il più devoto dei mariti, dopo. Non posso qui far altro che mettere in guardia le donne dal collocarsi al di sotto del normale stato di moglie, che è già di per sé, mi si consenta di ammetterlo, piuttosto basso; in guardia, voglio dire, dal collocarsi al di sotto del proprio stato e preparare le future umiliazioni accettando in anticipo di essere offese dagli uomini, cosa di cui confesso che non vedo la necessità.

Questo racconto può servire, dunque, a far capire alle donne che il vantaggio non è tutto dall’altra parte, come pensano gli uomini. È vero che gli uomini non hanno rispetto a noi che l’imbarazzo della scelta, è vero che certe donne si avviliscono, si danno per nulla, sono una conquista facilissima e non sanno nemmeno aspettare d’essere chieste; ma se l’uomo trova una moglie che, per così dire, vale qualcosa, si può accorgere che non è facile da metter sotto. Quelle che così non sono appartengono a una categoria di persone che hanno, per chi se le piglia, tali e tanti difetti che servono a far preferire la donna quand’è difficile anziché a incoraggiare l’uomo a insistere nella corte facile, come se potesse essere una moglie di valore quella che al primo colpo viene.

Nulla è più certo del fatto che la donna, con l’uomo, ci guadagna sempre a star sulle sue e a far sapere ai suoi pretesi spasimanti che non è disposta a farsi prendere in giro e che non ha paura di dire di no. Gli uomini, faccio notare, ci offendono sempre rinfacciandoci il numero delle donne; dicono che le guerre, i viaggi per mare, il commercio e altri accidenti si son portati via tanti uomini che non c’è proporzione numerica fra i sessi, e lo svantaggio è perciò tutto delle donne. Ma io non sarei poi troppo sicura del fatto che il numero delle donne sia così grande e quello degli uomini così piccolo; se mi hanno detto il vero, il vero svantaggio delle donne è una gran vergogna per gli uomini, e sta tutto qui, e qui soltanto: che i tempi, cioè, sono così corrotti, e il sesso maschile è così perverso che, insomma, il numero degli uomini con i quali una donna onesta potrebbe mettersi è davvero molto piccolo, e un uomo di cui una donna possa veramente fidarsi si trova solo una volta ogni tanto.

Ma anche da questo una sola è la conseguenza che deriva, e cioè che la donna dovrebbe esser più prudente. Come possiamo infatti conoscere la vera situazione dell’uomo che fa la sua domanda? Dire che una donna dovrebbe in tali occasioni essere più facile è come dire che dovremmo tanto più buttarci avanti quanto maggiore è il pericolo, e ciò, a mio modo di pensare, è assurdo. Al contrario, la donna ha diecimila volte più ragione di essere prudente e ritrosa, quanto più grande è il rischio di essere ingannata; volessero le donne tener conto di ciò, e recitar la parte di donne prudenti, scoprirebbero qualunque trappola che vien loro tesa; sono pochi, insomma, gli uomini la cui vita oggi riveli una vera personalità; se le donne indagheranno anche poco, faran presto a distinguere fra gli uomini e a regolarsi. Quanto alle donne che non trovano valga la pena di darsi pensiero della propria sicurezza, e per l’impazienza di mettersi a posto si pigliano, come si dice, il primo bravo cristiano che capita; alle donne, cioè, che si buttano nel matrimonio come cavalli nella battaglia, io posso dir solo che son donne per le quali bisogna pregare come si fa per la gente sciagurata e a me fanno l’impressione di chi rischia tutto il suo patrimonio in una lotteria dove per un premio solo ci sono migliaia di biglietti.

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