Read Moll Flanders (Collins Classics) Online

Authors: Daniel Defoe

Tags: #Fiction, #Classics

Moll Flanders (Collins Classics) (5 page)

BOOK: Moll Flanders (Collins Classics)
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“Guarda, bambina,” dice lui, “che loro siano inquieti a tuo proposito, questo è vero; ma che abbiano il minimo sospetto della faccenda come sta, e come riguarda me e te, è lontano dal vero al punto che loro sospettano di mio fratello Robin; e, insomma, sono assolutamente convinti che lui sia il tuo innamorato; anzi, è stato proprio quello sciocco a metterglielo in testa, perché in continuazione li provoca con questa storia, e si fa giudicare un pagliaccio. Io penso, lo confesso, che lui fa male a farlo, perché non può non accorgersi che li irrita, e li mette contro di te; ma questa per me è una soddisfazione, per la conferma che mi dà del fatto che loro non sospettano affatto di me, e io spero che sia una soddisfazione anche per te.”

“Sì, lo è,” dico io, “per un verso; ma non riguarda affatto il caso mio, e non è questa la cosa principale che mi turba, benché anche di questo io mi sia preoccupata.”

“E che cos’è, allora?” dice lui. Al che io scoppiai in lacrime e non riuscii a dirgli più niente. Lui fece ogni sforzo per calmarmi come meglio poté, poi prese ad insistere molto perché gli dicessi che cos’era. Alla fine io gli risposi che pensavo di doverlo raccontare anche a lui, e che lui aveva il diritto di saperlo; inoltre, volevo un suo indirizzo sul caso, perché mi trovavo in un tale imbarazzo che non sapevo che strada prendere; e così gli riferii l’intera faccenda. Gli dissi quanto imprudentemente si era comportato il fratello, esponendosi in tal modo in pubblico, poiché se l’avesse fatto in segreto, come per tali cose si dovrebbe, io avrei potuto dirgli nettamente di no, senza darne nessuna spiegazione, e lui col tempo avrebbe cessato le insistenze; ma lui aveva avuto la presunzione, in partenza, di illudersi che io non gli avrei detto di no, e poi si era preso la libertà di far conoscere la sua intenzione di sposarmi alla famiglia intera.

Gli dissi fino a che punto io avevo resistito, e gli dissi quanto sincere e rispettose erano state le sue profferte. “Ma,” dico, “il mio caso sarà due volte difficile; infatti, come ora ce l’hanno con me, perché lui mi vuole, più ancora ce l’avranno con me quando scopriranno che gli ho detto di no; e diranno subito che c’è sotto qualcos’altro, e verrà fuori che sono già maritata a un altro, altrimenti non rifiuterei una unione, come questa, tanto più in alto di me.”

Questo discorso lo sorprese in verità moltissimo. Mi disse che era davvero un punto critico quello che io dovevo affrontare e lui non vedeva come potevo venirne fuori; ma ci avrebbe riflettuto su, e mi avrebbe detto, la prima volta che ci saremmo visti, a che decisione era giunto; e nel frattempo voleva che io non dessi il mio consenso a suo fratello, e nemmeno che gli dicessi un no secco, ma che lo tenessi per un po’ in sospeso.

Io feci un salto quando lui mi disse di non dare il mio consenso a suo fratello. Gli dissi che lui sapeva benissimo che io non avevo nessun consenso da dare; lui si era impegnato a sposarmi, e da quello stesso attimo il mio consenso era impegnato per lui; lui mi aveva sempre detto che io ero sua moglie; e io stessa mi consideravo in effetti tale, come se ci fosse stata la cerimonia; e dalla sua bocca stessa scendeva che io mi portassi così, poiché lui mi aveva sempre persuaso a chiamarmi moglie sua.

“Bene, mia cara,” dice lui, “non preoccupartene adesso; se non sono tuo marito, sarò per te come un marito; e non lasciare che queste cose ti turbino adesso, ma lasciami guardare un po’ più a fondo nella faccenda, e, la prossima volta che ci vediamo, saprò dirti di più.”

Con ciò mi tranquillizzò meglio che poteva, ma io notai che era molto pensieroso e che, sebbene fosse molto tenero con me, e mi baciasse mille volte, e credo anche di più, e mi desse anche del denaro, tuttavia non tirò fuori altro per tutto il tempo che stemmo insieme, che furono più di due ore, della qual cosa io per la verità molto mi stupii quella volta, sapendo come andava di solito, e che occasione avevamo.

Per cinque o sei giorni il fratello non tornò da Londra, e passarono altri due giorni prima che lui trovasse l’occasione di parlargli; ma poi, prendendolo in disparte, cominciò a parlargli a fondo della cosa, e la sera stessa ebbe occasione di riferirmi (avemmo infatti un lungo incontro) tutta la loro conversazione, che era stata, fin dove posso ricordare io, come segue. Lui gli disse che, dopo la sua partenza, aveva udito curiose notizie sul conto di lui, vale a dire che era innamorato della Betty.

“Già,” dice il fratello, prendendosela subito, “così è. E con questo? Chi ha da impicciarsene?”

“Via,” dice l’altro, “non te la prendere, Robin; io non dico di dovermene impicciare, e nemmeno me la prendo con te per questo; ma so che loro se ne occupano, si sono messe per questo motivo contro quella povera ragazza, e a me dispiace come se lo facessero a me.”

“Chi intendi per loro?” dice Robin.

“Intendo la mamma e le nostre sorelle,” dice il fratello maggiore.

“Ma ascolta,” dice, “fai proprio sul serio? Davvero ami la ragazza? Lo sai che puoi parlar franco con me.”

“Ebbene, allora,” dice Robin, “parlerò franco: l’amo più di qualsiasi donna al mondo, e l’avrò, dicano pur loro, o facciano, quel che gli pare. Io suppongo che la ragazza non mi dirà di no.”

A sentirgli dir questo mi si strinse il cuore, perché, anche se era più che ragionevole supporre che io non gli dicessi di no, io però sapevo che in coscienza dovevo dir di no, e vedevo la mia rovina nell’esser costretta ad agire così; ma sapevo che era interesse mio in quel momento parlare altrimenti, e perciò lo interruppi nel suo racconto a questo modo.

“Ah,” dissi, “lui suppone che io non sappia dirgli di no? Ma si accorgerà che so dirgli di no, se è per questo.”

“Sì, cara,” dice lui, “ma lasciami dirti tutta la storia, com’è andata tra noi, e poi di’ quello che vuoi.”

Allora proseguì e mi disse di aver risposto a questo modo: “Ma, fratello, tu sai che lei non ha nulla, mentre tu potresti pigliarti una moglie fra quelle che hanno grandi fortune.”

“Questo non è il punto,” disse Robin; “io amo quella ragazza, e se mi sposo lo faccio per il cuore, non per la tasca.”

“E così, mia cara,” conclude lui, “non vale contraddirlo.”

“Sì, sì,” dico io, “vedrete che io lo contraddico; adesso ho imparato a dire di no, anche se non l’avevo imparato prima; se adesso il più grande signore del paese mi chiedesse in moglie, io sarei capace di dirgli allegramente no.”

“Sì, ma, mia cara,” lui dice, “a lui che cosa potrai dire? Tu sai già, come dicesti l’altra volta che ne parlammo, che lui ti farà un monte di domande e tutti in casa si chiederanno che vuol dir questa storia.”

“Già,” dico io con un sorriso, “ma io posso chiudere di colpo la bocca a tutti, dicendo a lui, e a tutti loro, che sono già maritata al suo fratello maggiore.”

Anche lui fece un lieve sorriso, a quella frase, ma io vidi che le mie parole l’avevano sbalordito, e che non riusciva a celare la costernazione in cui lo gettavano. Rispose, comunque: “Già, anche se questo in un certo senso può essere vero, io tuttavia suppongo che tu voglia soltanto scherzare quando parli di dare una risposta simile; potrebbe non essere opportuno, da molti punti di vista.”

“Ma no,” dico io, tutta gentile, “non vorrei mai che il segreto si scoprisse senza il tuo consenso.”

“Ma che cosa, allora, potrai dire a lui, o a loro,” dice lui, “quando ti troveranno risoluta contro una unione che, in apparenza, è tanto a vantaggio tuo?”

“Ma allora,” dico io, “dovrei rimetterci io? Prima di tutto io non ho l’obbligo di dar loro nessuna spiegazione; e poi, posso dire che sono maritata e far punto lì: e sarà un punto fermo anche per lui, perché dopo ciò non avrà più motivo di farmi una sola domanda.”

“Ah,” dice lui, “ma allora la famiglia intera ti strapperà i panni di dosso, a cominciare da mio padre e da mia madre, e se tu ti ostinerai a rifiutarti di rispondere, loro se l’avranno a male e, per di più, si metteranno in sospetto.”

“Ma,” dico io, “che cosa posso fare? Che cosa vorresti tu che io facessi? Alle strette c’ero già abbastanza, ero già abbastanza piena di dubbi. Se ti ho informato sulle circostanze, l’ho fatto per avere il tuo consiglio.”

“A questo, mia cara,” dice lui, “ho dedicato lunghe riflessioni, puoi credermi, e benché sia un genere di consiglio che comporta per me un monte di umiliazioni; e che può alle prime apparirti stravagante, tuttavia, tutto considerato, io non vedo per te via migliore di lasciarlo insistere; e, se trovi che è sincero e fa sul serio, sposarlo.”

A quelle parole, lo guardai con orrore, diventai pallida come la morte, e fui sul punto di sprofondare dalla sedia dov’ero seduta; lui fa un salto e, “Mia cara,” esclama, “che cos’hai, che cosa ti prende?” e un monte di cose del genere; e, a forza di scuotermi e chiamarmi per nome, mi fece tornare abbastanza in me, anche se ci volle un po’ di tempo prima che riprendessi del tutto i sensi, e ancora per molti minuti non fui capace di parlare.

Appena mi fui ripresa del tutto, lui ricominciò. “Mia cara,” dice, “che cosa ti ha sorpreso tanto, di quel che ti ho detto? Sei in grado di riflettere seriamente? Tu vedi con chiarezza su che posizioni si trova la mia famiglia in questa storia, e se la storia riguardasse me uscirebbero pazzi, come già succede per mio fratello; e io lo so che sarebbe la mia rovina, e anche la tua.”

“Ah,” dico io, con la voce ancora piena di collera, “così davanti alla disapprovazione della famiglia crollano tutte le tue promesse e tutti i tuoi giuramenti? Non te l’ho sempre detto io? E tu invece non davi retta, come se tu fossi al di sopra di questo, potessi non badarci; e adesso ci siamo arrivati,” dissi. “Sono questi il tuo onore e la tua fedeltà, è questo il tuo amore, è questa la serietà delle tue promesse?”

Lui si mantenne assolutamente calmo, nonostante tutti i miei rimproveri, e sì che io non ne facevo affatto economia; ma alla fine rispose: “Cara mia, finora io non ho mancato con te nemmeno a una sola promessa; ti dissi che ti avrei sposato quando sarei entrato in possesso dei miei averi; ma tu sai che mio padre è un uomo sano e robusto, che può vivere ancora trent’anni senza passare l’età di tanti altri che si vedono in giro per la città; né tu mi hai chiesto mai di sposarti prima, perché sai che sarebbe la mia rovina; e per tutto il resto io non mi sono mai tirato indietro, a te non è mai mancato nulla.”

Di questo non potevo negare una parola, e non avevo, in complesso, nulla da replicare. “Ma allora,” dico, “come puoi, se non mi lasci tu, persuadermi a compiere un passo così orribile, qual è quello di lasciarti io? Non ammetti l’esistenza dell’amore mio? Fu grande soltanto il tuo? Io non ti ho forse ripagato? Non ti ho dato prova della mia sincerità, della mia passione? Non vale il sacrificio che per te ho fatto dell’onore e del pudore a dimostrare che mi legano a te vincoli tanto forti che non si possono infrangere?”

“Ma tu adesso, cara mia,” dice lui, “hai la possibilità di arrivare a una posizione sicura, e trovarti d’un tratto in onore e grandezza, e il ricordo di quel che ci fu tra noi può restare avvolto in un silenzio eterno, come se mai fosse stato; tu avrai sempre il mio rispetto e il mio affetto sincero, ma sarà cosa onesta e assolutamente leale per mio fratello; tu sarai la mia cara sorella come adesso sei la mia cara…” e qui si fermò.

“La tua cara puttana,” dico io, “questo avresti detto se fossi andato avanti, e avresti avuto ragione di dirlo; ma io ti capisco. Però vorrei che tu ricordassi i lunghi discorsi che mi facevi e la pena che per tante ore ti prendevi per persuadere me a considerarmi una donna onesta: ero tua moglie nell’intenzione, anche se non agli occhi del mondo, ed era in effetti uguale a un matrimonio quel che era accaduto fra noi, come se fossimo stati sposati pubblicamente dal pastore della parrocchia, tu sai e non puoi non ricordare che furono queste, con me, le tue precise parole.”

Mi accorsi che questo era un po’ duro per lui e perciò la girai come segue. Lui era impietrito, per un pezzo non disse nulla, e io proseguii a questo modo: “Tu non puoi,” dico, “credere, senza ingiustizia somma, che io cedetti a quelle insistenze senza amore: amore al di là di ogni problema, amore destinato a non crollare qualsiasi cosa dovesse poi avvenire. Se tu hai un’opinione così cattiva di me, io devo domandarti quale ragione con la mia condotta ti ho dato di pensarlo.

“Se, dunque, io ho ceduto alla forza del mio affetto, se ho accettato di considerarmi, nella realtà e nella sostanza del fatto, moglie tua, dovrò dire adesso che tutti quei discorsi erano bugie, e dovrò considerarmi la tua puttana, o la tua, che è lo stesso, amante? E tu mi passerai a tuo fratello? Puoi passargli il mio affetto? Puoi propormi di smettere di amare te e impormi di amare lui? Posso io, secondo te, fare a richiesta un mutamento simile? No, signor mio,” dissi, “stai pur certo che non è possibile, e qualunque cambiamento vi sia da parte tua, io rimarrò sempre la stessa; e, se a questo triste punto si doveva arrivare, meglio essere la tua puttana che la moglie di tuo fratello.”

Lui, per effetto dell’ultima frase, si mostrò contento e commosso, disse che lui non cambiava idea; ancora non era venuto meno, disse, nemmeno a una sola delle promesse che mi aveva fatto, ma della mia storia tanti terribili aspetti gli erano così evidenti, soprattutto al riguardo mio, che lui aveva visto nell’altro il rimedio più efficace. Pensava che non sarebbe stata una separazione assoluta, potevamo volerci bene come amici per tutta la vita, e forse, chissà, anche con maggiore soddisfazione di quel che ci toccava nella situazione presente; per certo io non avevo nulla da temere da lui, per esempio che tradisse un segreto il quale, se veniva fuori, non poteva non essere la rovina di entrambi; lui non aveva da interrogarmi che al riguardo di una cosa sola, l’unica capace di essere un ostacolo su quella via; e se la risposta a quella domanda era no, lui non poteva non restar fermo all’idea che per me l’unico passo da compiere fosse quello.

Immaginai subito la sua domanda, ovvero: ero sicura di non aspettare un figlio? Per quello gli dissi che non doveva preoccuparsi, non aspettavo figli.

“E allora, mia cara,” dice lui, “adesso non abbiamo più tempo per discorrerne. Pensaci, riflettici bene; io non posso non essere sempre dello stesso parere, che quella è la miglior strada che tu puoi prendere.” E con questo si congedò, tanto più in fretta in quanto la madre e le sorelle suonarono al cancello proprio nel momento in cui lui si alzava per andarsene.

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